Chi manca nella “stanza” della giustizia? Chi non ha voce? La risposta non può che essere: la vittima. A dare voce alle vittime non bastano una giustizia più celere e complessivamente più efficiente: occorre una giustizia a misura delle vittime e capace di accogliere i loro bisogni. E’ dunque venuto il momento di scommettere sulla giustizia riparativa. Sperimentata inizialmente in ambito minorile, la giustizia riparativa ha consentito di accogliere la domanda di giustizia delle vittime, volta la soddisfacimento dei bisogni materiali (risarcitori) ed emozionali (riparatori, di ascolto e di riconoscimento e di ricostituzione dei legami sociali). Sulla giustizia riparativa le parole della Ministra della Giustizia Marta Cartabia suonano come un monito importante: “il tempo è ormai maturato per sviluppare e mettere a sistema le esperienze di giustizia riparativa, già presenti nell’ordinamento in forma sperimentale”. Tra i segnali più importanti dati dalla Commissione Lattanzi vi sono: l’avere auspicato la possibilità di accesso ai programmi di giustizia riparativa senza preclusioni derivanti dalla gravità dei reati, l’avere proposto il recepimento degli esiti del ricorso a detti programmi in ogni stato e grado del procedimento di merito e in tutti quegli istituti che possano essere arricchiti dall’innesto della prospettiva riparativa. E’ in questa visione ampia che si gioca la sfida per una piena implementazione della giustizia riparativa affinchè tutte le vittime del reato abbiano voce e possano lavorare sulla loro capacità di riappropriarsi del futuro.