Permettere allo Stato di recuperare quanto previsto dall’Autorità giudiziaria a titolo di confisca e in sentenze ormai definitive, ma nei fatti rimaste, sul punto, lettera morta. E’ questo l’obiettivo che si propone il protocollo operativo firmato dalla procura generale di Brescia e il comando regionale della Lombardia della Guardia di Finanza. Un memorandum che ha già permesso di mettere le mani su oltre 15 milioni di euro tra Procura generale e ordinaria.
L’intesa sottopone a verifica costante le sentenze definitive per i reati che prevedono obbligatoriamente una confisca diretta, per equivalente oppure per sproporzione, che però non contengano questa previsione o la contengono senza però che la confisca sia stata effettivamente eseguita in tutto o in parte.
Tre i passaggi :
- selezione da parte dell’ufficio esecuzioni penali delle sentenze in questa condizione di (almeno) parziale mancata attuazione;
- presentazione da parte della Procura generale degli eventuali necessari incidenti di esecuzione;
- attivazione del tavolo tecnico di confronto con il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Brescia per l’individuazione delle migliori modalità operative per il recupero delle risorse finanziarie e patrimoniali illecitamente conseguite e non ancora aggredite.
Centrale quindi l’utilizzo delle banche dati della GdF per accertare la situazione patrimoniale effettiva della persona condannata.
La rilevanza del memorandum operativo, promosso dal PG di Brescia Guido Rispoli, è testimoniato, tra l’altro dalla sua portata espansiva: il comando generale della Guardia di Finanza gli ha attribuito valenza strategica, con invito a tutti i comandi regionali del Corpo a promuoverne l’adozione nei rispettivi ambiti territoriali. Inoltre, il protocollo è stato adottato in Sicilia, dalle procure generali di Messina e Catania.
Alla luce dei primi dati sui recuperi Rispoli osserva che “una semplice operazione di moltiplicazione lascia intravedere un importo miliardario per confische, tengo a sottolinearlo, previste come obbligatorie dalla legge”.
“sarebbe, aggiunge Rispoli, un’ulteriore importante occasione per fare toccare con mano che il servizio giustizia non deve essere considerato, in modo miope, solo come un fattore di generazione di costi, ma anche e soprattutto come un centro di recupero di risorse economiche e finanziarie di potenziale grande rilevanza nel quale quindi vale la pena investire personale e mezzi”.