Cosa succede quando un soggetto si impossessa di un bene mobile altrui e non lo restituisce traendone vantaggio?
Con questo articolo, Maurizio Amoroso, avvocato penalista dal 1996, ci spiega cosa si intende per appropriazione indebita e come comportarsi.
Appropriazione indebita
Secondo l’art. 646 del Codice penale “Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro mille a euro tremila.
Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata.”
Da questa definizione si può comprendere che innanzitutto il principale presupposto dell’appropriazione indebita è il possesso o la disponibilità della cosa. Quindi, un soggetto si trova già in possesso dell’oggetto e decide di non restituirlo traendone un vantaggio.
Un altro presupposto che permette di capire il reato in esame è l’esistenza di una relazione funzionale tra la cosa e l’agente.
L’appropriazione addebita non va confusa con il furto. Nell’ipotesi di furto, l’oggetto è nelle mani del proprietario e il soggetto lo sottrae per ottenere un profitto.
Come comportarsi nel caso di appropriazione indebita
Nel caso in cui si è vittima di appropriazione indebita, è possibile procedere con una querela.
Ciò significa che solamente la vittima può fare partire il procedimento penale utile per punire il colpevole.
Il termine per proporre querela è di tre mesi dal fatto di reato o da quanto si prende conoscenza di esso. Qualora scada il termine per proporre querela (e quindi si parli di appropriazione indebita con querela tardiva) la vittima non potrà più presentare querela atteso che la sua proposta è tardiva.
Infine, nel caso di appropriazione indebita aggravata il reato di appropriazione indebita può essere sanzionato o con la reclusione da 2 a 5 anni o con una multa da 1.000 a 3.000 euro.