“L’amministrazione della giustizia, efficace e tempestiva, è una condizione essenziale per il successo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e l’impegno dell’avvocatura è elemento prezioso per permettere di concentrare gli sforzi sui traguardi comuni da raggiungere per assicurare una risposta in questo senso”. Questo il passaggio centrale del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio Nazionale Forense svoltasi il 25 marzo a Roma al Maxxi.
E, nel contesto delle riforme in discussione, più volte evocata in termini di urgenza dallo stesso Mattarella, è cruciale quella dell’ordinamento giudiziario e del Csm. Dove, nelle proposte del ministero della Giustizia, all’avvocatura è riconosciuta, per la prima volta, non solo un diritto di tribuna ma anche di voto nelle valutazioni di professionalità dei magistrati. Scelta che, il 25 marzo, la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha rivendicato, spiegando come “non si tratta di dare le pagelle ai magistrati, ma di offrire loro elementi di riflessione aggiuntivi, provenienti da chi osserva l’operato del giudice da un diverso punto di vista. Anche in questo, magistrati e avvocati potranno collaborare più intensamente nei consigli giudiziari come del resto già avviene nel Csm”.
Csm peraltro che, nel parere votato pochi giorni fa con accenti critici sugli emendamenti Cartabia, ha espresso forti perplessità anche su questo punto, sottolineando il rischio di chiamare a esprimersi sui magistrati del distretto avvocati che in quel medesimo distretto esercitano e continuano ad esercitare la professione. Conflitto di interesse che sarebbe ben difficile, ha replicato nella sua relazione la presidente del Cnf Maria Masi, per la quale invece la previsione del voto unitario e del preventivo parere del consiglio dell’ordine sono forti elementi di garanzia.
Masi ha però ricordato la necessità di uno sforzo comune perchè “la straordinarietà dei tempi che viviamo e, spesso, subiamo richiede, quindi, ora e subito, un grande sforzo che veda avvocati e magistrati, ferma la specificità ed autonomia dei singoli ordinamenti, impegnati insieme, nella valorizzazione di una rinnovata cultura ed etica della giurisdizione”.
E se Cartabia ha tracciato una piccola road map delle riforme, annunciando che entro il 10 maggio i gruppi di lavoro istituiti dal Ministero termineranno la redazione dei decreti legislativi sul processo penale e cinque giorni dopo quelli sul processo civile, con l’obiettivo di depositarli in Parlamento prima dell’estate, Masi ha sollecitato un maggiore coinvolgimento del Cnf nella stesura: “i decreti nell’ottica “riformista” necessitano sia del punto di vista tecnico, sia di una prospettiva di impatto sociale per conseguire gli obiettivi che la riforma ha inteso ed intende perseguire”. La presidente del Cnf è poi intervenuta su alcuni punti cari alla categoria, chiedendo tra l’altro, un superamento delle misure emergenziali: “nel civile, contenere, eventualmente, la modalità di trattazione scritta solo nelle ipotesi già contemplate nel progetto di riforma, nel penale, superando il limite delle giornaliere trattazioni tabellari, rimodulare la calendarizzazione delle udienze e degli orari e soprattutto garantire il libero accesso alle cancellerie“.
Masi ha infine messo l’accento sulle proposte presentate in materia di equo compenso, crisi di impresa e sui nuovi parametri forensi, da approvare rapidamente.
All’appello manca però ancora una modalità di riforma dell’accesso alla professione, del processo disciplinare e della mono committenza.